Una nuova autobiografia per Del Piero: leggetene le anticipazioni

Del Piero

Uscirà  il 20 novembre la nuova autobiografia di Alessandro Del Piero aggiornata con il capitolo dell’esperienza Australiana. Si chiama “Playing on” ovvero continuando a giocare.

La stampa Australiana ha già anticipato qualche passo del libro nel quale traspare l’immenso rispetto e l’amore che ha del Piero per la Juventus e soprattutto per noi  tifosi Juventini, sentimenti di altri tempi quando i calciatori erano Bandiere delle squadre e mai mercenari. E Del Piero è questo, per tutti gli Juventini è il capitano della Juve perché l’ha amata e l’ama. Il capitano racconta il suo travaglio umano per una scelta difficile, cambiare vita, lasciare la Juventus. Per cercare cosa? Aveva vinto tutto, amato dai tifosi come nessun altro, ma doveva  andare avanti. Inizia raccontando quell’ Indimenticabile giorno dell’addio allo Juventus Stadium con il più spontaneo e meraviglioso tributo che abbia mai avuto dai tifosi della Juventus. E il giorno dopo cosa avrebbe fatto? Inaspettatamente gli arrivano richieste da tutti i migliori club stranieri e italiani.Si i rivali di sempre adesso lo tentano, restare ad alti livelli e magari vendicarsi della squadra che stava lasciando. Ma Del Piero non cercava questo, aveva vinto tutto, aveva già dimostrato di essere il più forte, adesso voleva solo continuare a giocare a correre dietro un pallone, a sudare. E così è arrivata l’Australia, un mondo lontano, diverso, dove vivere le stesse emozioni ma anche avere una vita più reale e godersi la quotidianità della famiglia.

Ecco alcuni passi dell’autobiografia:

“Dopo aver lasciato la Juventus, ho ricevuto molte offerte, soprattutto dall’Italia e molte più di quante me ne aspettavo. Dopo quasi vent’anni vestendo la maglia bianconera, che gli italiani amano o odiano e che in ogni caso li divide, non pensavo che così tante squadre avrebbero pensato di scommettere su qualcuno che fino al giorno prima era stato un importante avversario e il capitano della squadra rivale. Dirigenti, allenatori e colleghi mi hanno fatto sentire veramente lusingato. Probabilmente speravano di approfittare di un qualche sentimento di vendetta che potevo nutrire nei confronti della Juventus, ma io non ho mai provato nulla di simile. Non cancelli il tuo passato o, comunque, io non lo cancello. Ho sempre detto che non avrei mai giocato con un’altra squadra italiana, nonostante il rispetto per gli altri club del mio Paese. E ho mantenuto questa promessa.”

Alex parla anche del suo ultimo giorno con la maglia della Juventus allo Stadium e del fatto che doveva decidere cosa fare dopo l’avventura durata 19 anni in maglia bianconera:

“Dopo quell’ Indimenticabile giorno allo Juventus Stadium con il più spontaneo e meraviglioso tributo che abbia mai avuto dai tifosi della Juventus dovevo decidere cosa fare. Non avevo ancora realizzato, insomma, che volevo qualcosa di diverso. Non qualcosa in più: quello non era possibile. Sono stato un privilegiato ad aver vinto tutto sia a livello di club che con la nazionale italiana nel 2006, quando vincemmo la Coppa del Mondo. Per vent’anni ho corso a 300 chilometri all’ora con una sola ossessione: raggiungere la perfezione, che nello sport significa vincere. E ho lasciato con una vittoria. Ho capito che non c’era niente di più che potevo avere.  Dovevo cercare qualcosa di diverso, una nuova esperienza che avrebbe dato un senso al sudare e all’allenarsi, nella quale usare la mia esperienza, con la testa di un adulto e il cuore di un bambino il cui unico scopo nella vita era correre dietro un pallone. Così il mio punto di vista è cambiato: ho smesso di cercare una squadra e un campionato che mi avrebbe fatto rivivere quello che avevo già vissuto. Ho iniziato a soppesare le proposte che mi davano qualcosa di più di un contratto, più dei soldi, più dell’opportunità di ritornare a vincere quello che avevo già vinto. Non una nuova squadra, ma una nuova vita. Uno nuovo stato mentale: per questo ho scelto il Sydney FC, per Sydney e per l’Australia. Una nuova vita.”

L’ex capitano bianconero si sofferma anche sulla sua nuova vita in terra australiana:

“L’Australia è sinonimo di un prima e un dopo. Anche una volta che non sarò più qui mi ricorderò sempre di questa parentesi come un momento spartiacque nella mia vita, e non solo nella mia vita professionale. Prima di questo, ero abituato ad essere Alessandro Del Piero per tutto il tempo, dentro e fuori dal campo. Ho sempre volutamente (e direi con orgoglio) mantenuto il mio lato pubblico separato dal mio uno privato: Del Piero il calciatore separato da Alessandro, il padre, marito, figlio, fratello, amico. . . Ma in Italia, e in Europa in generale, al di fuori delle quattro mura di casa mia è impossibile non essere Del Piero. Intendiamoci, non mi lamento: l’attenzione, e soprattutto la dimostrazione di affetto che ricevo dalla gente, mi fa sentire privilegiato, ma non nego che a volte, e soprattutto da quando sono nati i miei figli, sono diventato più persistente in cerca di ‘normalità’. E questo è quello che ho trovato in Australia. Ho riscoperto cose che avevo quasi dimenticato: andare al parco con i miei figli (cosa che ho fatto con mio padre, quando ero bambino), passeggiando per la città, essendo un turista dove vivo, prendendo tempo per la mia famiglia e per me stesso, e sperimentare una nuova dimensione che non avevo conosciuto prima di venire a Sydney. In Australia ci sono praticamente tutti i migranti, alcuni che è venuto presto e alcuni che è venuto dopo. Ho incontrato tanti italiani, per esempio, che alcuni giorni mi sento ancora a Torino. Ognuno di loro ha la sua storia particolare e tutti meritano un libro come questo. E ‘la vita reale. Il loro amore per l’Italia, anche da una tale distanza, mi rende ancora più orgoglioso di essere italiano e allo stesso tempo mi fa apprezzare questo paese, che è riuscito a stabilire una propria identità anche attraverso le diverse origini delle persone che vivono qui”.