
Anche se è arrivato un parziale dietrofront, hanno colpito le parole di Javier Zanetti (vicepresidente dell’Inter) a ‘La Nacion’: “L’Inter attraversa un momento difficile dal punto di vista finanziario, il passivo è superiore ai 102 milioni di euro di cui si parla. Dobbiamo migliorare da questo punto di vista, ci vorranno almeno due anni per raggiungere un equilibrio”.
L’argentino non ha nascosto le trattative relative alla cessione del club, nello scorso inverno, ed è proprio durante queste trattative che un gruppo di investitori estero incaricò un advisor londinese per analizzare i conti dell’Inter. Questo report è stato pubblicato da affaritaliani.it e potrete leggerlo cliccando su questo link. Il titolo è emblematico: “L’incredibile aumento dei ricavi dell’Inter” con un grafico, successivo, in cui si definisce “magico” tale risultato.
E, in effetti, leggendo il report viene fuori una storia poco edificante per il club nerazzurro, da tempo paladino dell’onestà e del calcio pulito. La banca londinese in questione punta i riflettori sull’aumento innaturale delle sponsorizzazioni “locali” in Asia, soprattutto nel sud-est asiatico. Nello specifico, sommando queste sponsorizzazioni nei bilanci chiusi a giugno 2017, 18 e 19, l’Inter avrebbe incassato in totale 297 milioni di euro. Una somma enorme per due motivi: la prima è che rappresenta il 27% dei ricavi complessivi, incredibile se si pensa che nel totale vengono conteggiate anche plusvalenze e cessioni dei giocatori, e il 46% delle sponsorizzazioni totali. La seconda è che l’anno prima, nel 2016, tali sponsorizzazioni non superavano neppure i 350mila euro.
Ebbene, l’advisor ha diviso più o meno equamente questi ricavi da gruppi secondari, riconducibili comunque a Suning, e a terze parti che poco hanno a che fare col mondo sportivo. Questa è la seconda anomalia indicata nel report: agenzie di viaggi online operanti nel sud-est asiatico, catene di alberghi…settori che difficilmente si incastrano col “football”. Ma non è tutto: è importante sottolineare come le fee d’ingresso siano insolitamente alte (in alcuni casi anche di 10 milioni di euro) e che tali società poi azzerino, di fatto, le sponsorizzazioni dopo due stagioni, senza preoccuparsi di eventuali penali per le rescissioni anticipate dei contratti.
Il report, ovviamente, approfondisce tutti questi aspetti ma è doveroso ricordare che nel 2015 l’Inter, dopo essere stata punita con la Roma per non aver rispettato il Fair Play Finanziario, stipulò con la Uefa un “Settlement Agreement” che scandiva le tappe per il rientro nei parametri FPF, con scadenza 2019. Peccato che i costi di gestione siano cresciuti comunque, stagione dopo stagione, con la proprietà che, quindi, non ha trovato soluzioni alternative ai 300 milioni di euro di sponsorizzazioni locali di “dubbia natura” per rispettare l’accordo con la Uefa.