Incasso Supercoppa, accolto il ricorso della Juve

lotito-agnelliTiene ancora banco la questione sugli incassi di Supercoppa, ma stavolta è la Juve a vincere una partita, anche fuori dal rettangolo verde.

Ricordiamo che tutto era iniziato con la richiesta della società bianconera di non giocare la Supercoppa Italiana in Cina (perché inconciliabile con l’impegno preso per la tournée estiva in America, impegno segnalato per tempo alla Lega); una richiesta più che lecita in base agli accordi presi con la Cina stessa, visto che l’accordo è pluriennale e non c’era niente ad impedire che la finale si disputasse lì l’anno successivo. La partita era stata spostata a Roma, dove di fatto si è giocata, ma Lotito, che inizialmente non voleva accettare lo spostamento della sede per una questione di maggiori incassi garantiti dalla trasferta, si era assicurato per la Lazio, grazie alla decisione del Consiglio di Lega, un incasso pari a quello che avrebbe assicurato Pechino, in modo da non uscirne danneggiata: in parole povere, niente spartizione equa e su un guadagno totale di 2,4 milioni si era deciso che, oltre alla parte destinata alla Lega, 1,8 milioni spettassero alla Lazio e che alla Juventus andassero i restanti 600.000 euro. La società bianconera aveva fatto ricorso contro la Figc, la Lega e la Lazio (anche perché, ricordiamo, la Juventus non è rappresentata all’interno del Consiglio di Lega, a differenza della Lazio) prima alla Corte di Giustizia Federale (che il 5 settembre aveva respinto il ricorso perché “inammissibile per difetto della competenza a conoscere della vertenza in capo alla presente Corte”, dichiarandosi di fatto incompetente), poi all’Alta Corte del CONI. L’Alta Corte di Giustizia Sportiva, quest’oggi, ha accolto il ricorso della Juve, accettando la tesi di Andrea Agnelli per cui non era obbligatorio disputare la finale a Pechino. Ora tutto passa nuovamente nelle mani della Lega.